Il nuovo obbligo manda ai matti gli italiani, a chi è riservato e cosa cambia.
Dal primo luglio è entrato in vigore l’obbligo dell’alcolock per tutti coloro che sono stati condannati per guida in stato d’ebbrezza. Questo dispositivo, che impedisce l’avviamento del veicolo se non viene rilevato un tasso alcolemico pari a zero, rappresenta una novità significativa nel panorama della sicurezza stradale italiana. Coinvolge non solo le auto private, ma anche minibus, autobus e veicoli commerciali delle categorie M1, M2, M3, N1, N2 e N3.
L’alcolock è un apparecchio che richiede al conducente di soffiare all’interno di un sensore prima di poter avviare il motore. Se il dispositivo rileva un tasso alcolemico superiore a zero, il veicolo non si avvia. Una volta installato, il dispositivo rimane sul veicolo per un periodo minimo che varia in base al livello di alcolemia registrato al momento della condanna: almeno due anni se il tasso era pari o superiore a 0,8 g/l e tre anni se superava 1,5 g/l.
Per prevenire manomissioni, il dispositivo è dotato di un sigillo “autodistruttivo” che rende inutilizzabile il veicolo qualora venga rimosso o alterato. Il costo per l’installazione e la calibrazione iniziale si aggira intorno ai 2.000 euro presso le officine autorizzate, cifra che può aumentare in caso di vetture più datate. Un aspetto controverso riguarda il fatto che, in caso di un solo veicolo in famiglia, anche chi non è il guidatore sanzionato dovrà sottoporsi al controllo prima di ogni utilizzo, una limitazione che ha suscitato molte proteste tra gli italiani.
Polemiche sull’uso dell’alcolock, si diffonde in tutto il mondo
Le ragioni dietro questa stretta normativa sono confermate dai dati: nel 2023, secondo l’Istat, sulle strade italiane sono morte 3.039 persone e i feriti sono stati oltre 224.000. Nel 2022, Carabinieri e Polizia hanno rilevato quasi 5.000 incidenti con almeno un conducente ubriaco, pari a quasi il 9% degli incidenti con lesioni.
L’adozione dell’alcolock non è una novità assoluta a livello internazionale. In Francia, ad esempio, il dispositivo è già diffuso dal 2019. Il costo medio si aggira intorno a 1.300 euro, con un noleggio mensile di circa 100 euro, e ha permesso di sostituire parzialmente la sospensione della patente per i recidivi: sono oltre 8.000 gli ordini prefettizi emessi e circa 1.500 le installazioni annuali. Negli Stati Uniti, studi approfonditi hanno dimostrato che la recidiva tra i guidatori dotati di alcolock si riduce del 64% rispetto a chi non utilizza il dispositivo, confermando che l’alcolock non è solo un deterrente ma favorisce un reale cambiamento nelle abitudini di guida.

Se in paesi come la Spagna, invece, l’alcolock non è ancora obbligatorio, le norme si stanno progressivamente inasprendo per contrastare la guida in stato di ebbrezza. In Italia, la rete di officine abilitate all’installazione dell’alcolock dovrà dimostrarsi efficiente per evitare lunghe attese e disagi, mentre il costo rappresenta un elemento critico per molti cittadini. L’obbligo di utilizzare il dispositivo, anche per chi non è il conducente sanzionato ma condivide il veicolo, ha scatenato forti proteste e un malcontento diffuso, poiché viene percepito come un’invasione della libertà personale e una complicazione quotidiana.
Tuttavia, l’alcolock promette di trasformare la sanzione per guida in stato d’ebbrezza in una sorta di “tutore elettronico”, obbligando chi vuole tornare al volante a dimostrare quotidianamente, con un semplice soffio, di aver tenuto lontano l’alcol dal proprio comportamento di guida.