Chi è Leopoldo Mastelloni? Un ritratto dell’attore e regista napoletano tra teatro, cadute e riflessioni sulla vecchiaia
Leopoldo Mastelloni è una di quelle figure che, anche se spariscono dai riflettori, non smettono di lasciare una traccia. Nato a Napoli nel 1945, ha attraversato il teatro, la televisione e perfino il cinema, con una voce e un modo di stare in scena che non si dimenticano facilmente. Attore, regista, cantante, scrittore: un po’ tutto, ma sempre fuori dagli schemi.
La carriera di Leopoldo
La sua carriera parte giovane, nei teatri di prosa. Lavora con nomi cospicui: Patroni Griffi, Pasolini, perfino Mastroianni e Fellini. Ha recitato classici come Aminta e Pirandello, e poi cose più pop, televisive, anche se con la TV ha un rapporto burrascoso. Basti ricordare il celebre caso del 1984, quando a Blitz si lasciò sfuggire una bestemmia in diretta: primo caso nella storia della Rai, con tanto di denuncia. Alla fine fu assolto, ma da lì in poi le porte si sono fatte strette.
Oggi, a quasi 80 anni, Mastelloni vive lontano dal palcoscenico. Non per sua scelta, ma perché il mondo dello spettacolo tende a dimenticare, soprattutto chi invecchia senza piegarsi. Racconta spesso di come si senta un fantasma, uno che prima scriveva, dirigeva, recitava, e ora viene tirato fuori solo come personaggio folcloristico da talk show. Un trattamento che lui definisce “distruttivo”.
Le condizioni economiche dell’attore oggi
La sua condizione economica è un altro tasto dolente. Dopo una vita di lavoro e contributi, si ritrova con una pensione misera, intaccata da debiti e affitti da pagare. Ha chiesto il sostegno previsto dalla legge Bacchelli per gli artisti indigenti, ma è stato respinto: “Non sono ritenuto attore di chiara fama“, ha detto, con amarezza.
Mastelloni non ha mai nascosto la sua sofferenza. Parla spesso della depressione, della solitudine, dell’idea del suicidio. “Il frigo è vuoto, la famiglia non mi aiuta, a volte non mi alzo nemmeno dal letto”, ha detto in un’intervista. Eppure, qualcosa lo trattiene: la fede, qualche amico che lo aiuta, il ricordo di quel pubblico che ancora lo riconosce per strada e gli strappa un sorriso. Crede ancora nella cultura, nonostante tutto. E forse proprio questo è stato il suo “errore”: avere investito sempre nel teatro, invece che in golfini di cashmere o conti sicuri.