Non suonava soltanto. Raccontava. Con gli occhi chiusi, le spalle dritte, e quel violino che sembrava un prolungamento del suo respiro.
Valentina Del Re se n’è andata. A 44 anni. E chi l’ha vista almeno una volta suonare sa che non era una musicista qualunque.
Un addio che fa rumore, nel silenzio
Il pubblico l’aveva conosciuta soprattutto su La7, nel programma Propaganda Live. Ma prima ancora, Valentina era una violinista con una lunga storia alle spalle.
Era nata a Roma, nel 1981. Aveva iniziato presto, prestissimo. A cinque anni già studiava alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio, un luogo dove il talento si coltiva con disciplina, non con le luci addosso.
Non ha mai cercato di “emergere” come si dice. Preferiva i suoni alle parole, gli spazi piccoli ai palchi enormi. Ma poi è arrivata la televisione.
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A Propaganda Live entrava in scena in punta di piedi. Nessuna introduzione roboante. Solo il suono del suo violino, spesso su brani scelti con attenzione chirurgica.
C’era una delicatezza nei suoi gesti che colpiva anche chi della musica non capisce nulla. Bastava ascoltarla per sentire qualcosa.
L’ultima volta che il pubblico l’ha vista è stato il 28 marzo 2025. Un’esibizione breve, ma intensa. Nessuno sapeva che sarebbe stata l’ultima.
Le reazioni
Da quando la notizia si è diffusa, in tanti stanno lasciando messaggi. Alcuni la conoscevano da vicino, altri solo attraverso lo schermo. Ma c’è un filo comune in tutte le parole: rispetto.
“Non aveva bisogno di alzare la voce”, ha scritto qualcuno. “Ogni nota che suonava sembrava dirti: fermati, ascolta, respira.”
C’è anche chi ha raccontato piccoli aneddoti: una prova in camerino, una risata dietro le quinte, una frase detta a bassa voce. Tutto semplice, tutto vero.
Restano le note
La vita di Valentina è stata fatta di musica. Non di clamore, non di apparenza. E proprio per questo la sua assenza pesa di più.
Non era lì per farsi notare. Era lì per suonare.
E ci riusciva, eccome.
Ora quel violino è muto. Ma chi l’ha ascoltato almeno una volta sa che certe melodie non finiscono. Restano sotto pelle.
E ogni volta che sentiremo un violino, forse, ci sembrerà di sentirla ancora.