La Corte Costituzionale ha detto no. Nessun terzo mandato per Vincenzo De Luca, almeno non in Campania. La norma approvata a novembre dal Consiglio regionale, che avrebbe permesso all’attuale presidente di ricandidarsi per la terza volta consecutiva, è stata giudicata incostituzionale. Fine dei giochi? Forse. Ma il dibattito è appena cominciato.
La norma che voleva riscrivere le regole
Il testo della legge contestata era chiaro: il limite dei due mandati consecutivi avrebbe dovuto iniziare a valere dal mandato in corso, annullando così di fatto i due già svolti da De Luca. Una modifica cucita su misura, pensata per consentirgli di restare in campo alle prossime elezioni. Una forzatura? Per la Corte sì.
Nel dispositivo della sentenza si richiama l’articolo 122 della Costituzione, che impone alle Regioni di rispettare i principi fondamentali fissati dallo Stato. Tra questi, anche il tetto dei due mandati. La Campania, insomma, è andata oltre. E ora deve fare un passo indietro.
De Luca risponde a modo suo
Non è un mistero: De Luca non ha mai digerito bene i limiti imposti dalla legge. E anche stavolta ha reagito con il suo solito mix di sarcasmo e provocazione. “Si è pronunciata l’Alta, anzi Altissima Corte”, ha detto, ironizzando sulla decisione. Poi ha aggiunto che “dovremmo cancellare la scritta ‘la legge è uguale per tutti’ da tutti i tribunali d’Italia”.
Un attacco diretto? Più che altro, una provocazione politica. Ma il messaggio è chiaro: De Luca non ci sta. E non esclude di farsi sentire ancora.
Il caso Zaia e le disparità regionali
La sentenza della Consulta solleva un problema che va oltre la Campania. Luca Zaia, governatore del Veneto, è al suo terzo mandato. E lì, nessuno ha sollevato eccezioni. Perché? La risposta sta tutta nelle autonomie regionali. Alcune Regioni, come il Veneto, hanno leggi elettorali differenti, in parte grazie allo statuto speciale.
Zaia, intanto, ha commentato con amarezza la situazione: “Ci sono evidenti contraddizioni. Alcuni possono, altri no. Dove sta l’equità?”. Una domanda che riapre un tema mai davvero risolto: quanto devono valere, oggi, le differenze tra Regioni ordinarie e speciali?
E ora?
De Luca non potrà ricandidarsi. Almeno, non così. Ma il suo peso politico resta intatto. Resta da capire chi raccoglierà il testimone in Campania e soprattutto se, dietro le quinte, il governatore continuerà a muovere i fili.
Intanto, la politica regionale entra in una fase di fermento. Le elezioni si avvicinano. E l’era De Luca, ufficialmente, si avvia alla conclusione. Ma nel vocabolario politico del presidente, la parola “fine” non è mai scritta in grassetto.