Chi era Alessandro Coatti, il ricercatore italiano ucciso in Colombia

Chi era Alessandro Coatti, il ricercatore italiano ucciso in Colombia


Un curriculum brillante, una mente raffinata, una vita spesa per la scienza… e un sogno spezzato nel modo più tragico. Alessandro Coatti non era solo un ricercatore. Era una di quelle persone che fanno del sapere il proprio cammino. Una figura discreta, ma con una luce evidente per chi lo conosceva da vicino.

Oggi il suo nome è balzato agli onori della cronaca per motivi devastanti: il suo corpo è stato ritrovato smembrato in una valigia a Santa Marta, in Colombia, dove si trovava per un viaggio in Sud America. Ma chi era davvero Alessandro Coatti?

Un talento nato in provincia

Nato il 3 agosto 1986 a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, Alessandro aveva frequentato il Liceo Scientifico a Argenta. Già lì si faceva notare per una predisposizione naturale alle materie scientifiche, ma anche per un’intelligenza curiosa e una gentilezza rara.

Poi, il grande salto: la Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si laurea in Neurobiologia Molecolare con il massimo dei voti. Non era solo uno studente modello. Era mosso da una passione autentica per la ricerca, per la comprensione della mente, del comportamento, della vita.

Londra, la Royal Society e il prestigio internazionale

Dopo la laurea, Alessandro vola a Londra e consegue un master in Neuroscienze all’University College London. Una carriera che avrebbe già potuto definirlo “arrivato”, ma per lui era solo l’inizio.

Nel 2017, entra nella prestigiosa Royal Society of Biology, dove lavora come Science Policy Officer e poi viene promosso Senior Science Policy Officer. Un ruolo cruciale: si occupava del ponte tra scienza e politica, tra laboratori e decisioni istituzionali. Era stimato, competente, riservato. I colleghi lo ricordano come “una persona brillante, generosa, profondamente umana”.

Il volontariato, il viaggio e l’ultima tappa

Nel 2024, dopo otto anni in quella posizione, Alessandro prende una decisione coraggiosa: lascia il posto fisso per dedicarsi al volontariato in Ecuador e intraprendere un viaggio personale e spirituale attraverso l’America Latina.

Un viaggio che purtroppo si è fermato in Colombia. A Santa Marta, dove è stato ritrovato il suo corpo senza vita, in circostanze ancora da chiarire. La polizia ha avviato un’indagine. I dettagli sono agghiaccianti, ma ciò che resta – per chi lo conosceva – è lo shock per una perdita così assurda e crudele.

Il dolore della comunità scientifica

La Royal Society of Biology ha pubblicato un messaggio di cordoglio:

“Alessandro era molto più di un collega: era una persona brillante, calorosa, dotata di rara sensibilità. Ci mancherà profondamente.”

Anche a Ferrara, la notizia ha colpito duramente. Familiari, ex compagni di scuola, docenti, amici: tutti parlano di lui come di un ragazzo speciale, fuori dal comune. Uno di quelli che portano valore ovunque vadano.

Un ricordo da tenere vivo

In un’epoca in cui si corre spesso dietro a riconoscimenti superficiali, Alessandro Coatti rappresentava un’altra idea di successo: quello silenzioso, coltivato nella ricerca, nel rispetto, nella coerenza con i propri valori.

Era partito per “vedere il mondo con i propri occhi”, come aveva detto a un amico. E quel mondo, purtroppo, gli ha restituito un’ombra.

Raccontare chi era Alessandro Coatti oggi non è solo un atto di cronaca. È un modo per non lasciare che il suo nome venga ricordato solo per com’è finita, ma anche – e soprattutto – per tutto ciò che ha costruito prima.





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